Le
probabili cause di queste rappresaglie
Nella primavera-estate
del 1944 l'attività partigiana andò intensificandosi sempre più,
la preoccupazione della RSI (Repubblica Sociale Italiana) per tale fenomeno la si può leggere nei
notiziari della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana). Vediamo cosa scrivevano in merito alla provincia
di Cuneo:
Notiziario del 12 giugno 1944 – “Promemoria per il Comandante Generale della GNR”
[…] I rastrellamenti
effettuati dai reparti della GNR della provincia di Torino, hanno
fatto affluire nella zona di Cuneo, come già segnalato, parecchie
bande armate, che hanno peggiorato le già precarie situazioni della
zona […] I distaccamenti della GNR, e per il numero limitatissimo
dei componenti, e per tema di rappresaglie, nulla possono fare per
impedire l'attività partigiana […] Per tanto, dato che gli
avvenimenti incalzano e dato che anche il carattere della popolazione
è passivo quando non si schiera nettamente contrario, è urgente che
a Cuneo siano assegnati dei reparti per rinforzare adeguatamente i
distaccamenti[...]
Notiziario del 23 giugno 1944 - “Promemoria per il Duce e per Ricci”
[…] la situazione
dell'ordine e della sicurezza pubblica si è aggravata con la
intensificazione dell'attività dei banditi […] Altro fattore
negativo sulla situazione è rappresentato dalle continue diserzioni
verificatesi nei reparti dell'Esercito Repubblicano, nel Battaglione
della Polizia ausiliaria della Questura […] L'attività delle
bande armate in provincia è in pieno fermento […] I banditi, che
prima vivevano in zone montane, vanno acquistando a mano mano ardire
e scendono nei paesi e nelle cittadine di pianura […]
Notiziario del 20 luglio
1944 - “Promemoria per il Duce e per il Com.te Gen.le GNR”
[…] le operazioni di
rastrellamento svolte in questi ultimi tempi nella provincia di
Torino ed altre del Piemonte da parte delle FF.AA [1]
germaniche in collaborazione con le «SS»
italiane, non hanno finora dato l'esito sperato[...] I bombardamenti
e gli incendi senza discriminazione eseguiti dalle truppe operanti,
spesso danneggiando chi nulla ne può, aggravano la maggiore
avversione che il popolo riversa di riflesso su di noi[...]
Notiziario
del 12 agosto 1944 – “Ordine e spirito pubblico”
[…]
La situazione della sicurezza pubblica non accenna a migliorare.
Tutti i piccoli centri sono in mano alle bande […] L'arrivo di
rinforzi è indispensabile […]
Approfondiamo la
situazione di Piozzo e Farigliano per capire le cause delle due
rappresaglie, non prima di citare ancora Carlo Gentile in
riferimento alle stragi perpetrate dai reparti tedeschi:
“Alcuni episodi sono rappresaglie nel senso più
convenzionale del termine e pertanto direttamente legati a concreti
atti di resistenza da parte di formazioni partigiane... altre ancora,
sono legate ad episodi di guerra partigiana o, in maniera più
diffusa, alla presenza delle “bande”, inoltre “in alcuni casi
si vedrà che il nesso casuale con l’attività partigiana è
soltanto apparente e che alcune stragi furono originate, più che da
un concreto episodio di resistenza, dall’immaginario collettivo di
un esercito in preda a una irrazionale “psicosi del partigiano”,
che portava i suoi membri a vedere in ogni civile un potenziale
nemico”. [2]
Piozzo
Per quanto riguarda Piozzo, in quel 5 luglio, come ricordato da alcune testimonianze, una parte dell’autocolonna motorizzata,
partita da Carrù e avviata verso Farigliano, ad un certo punto tornò indietro e si diresse in paese, molto verosimilmente questo fu dovuto ad un fatto inaspettato: è pensabile sia accaduto un “imprevisto” durante il tragitto. Episodio che potrebbe essere il seguente, citato in due dichiarazioni. La prima del piozzese Cesare Vietti sul bollettino parrocchiale: “...pare però che dal belvedere dell’Alba Rosa, (prospiciente a Farigliano) qualcuno abbia sparato su una colonna tedesca uccidendo un graduato: la stessa immediatamente faceva inversione di marcia verso Carrù per dirigersi a Piozzo”, la seconda di Rino Viotto [3]: “Ma qualcuno dalle Verne, forse dalla Porta Rossa, spara sulla colonna tedesca. La risposta non si fa attendere: il tiro delle mitraglie a lunga portata prende come punto di riferimento i due campanili, quello della parrocchia e quello dei Battuti Neri e sul paese piovono pallottole...”.
partita da Carrù e avviata verso Farigliano, ad un certo punto tornò indietro e si diresse in paese, molto verosimilmente questo fu dovuto ad un fatto inaspettato: è pensabile sia accaduto un “imprevisto” durante il tragitto. Episodio che potrebbe essere il seguente, citato in due dichiarazioni. La prima del piozzese Cesare Vietti sul bollettino parrocchiale: “...pare però che dal belvedere dell’Alba Rosa, (prospiciente a Farigliano) qualcuno abbia sparato su una colonna tedesca uccidendo un graduato: la stessa immediatamente faceva inversione di marcia verso Carrù per dirigersi a Piozzo”, la seconda di Rino Viotto [3]: “Ma qualcuno dalle Verne, forse dalla Porta Rossa, spara sulla colonna tedesca. La risposta non si fa attendere: il tiro delle mitraglie a lunga portata prende come punto di riferimento i due campanili, quello della parrocchia e quello dei Battuti Neri e sul paese piovono pallottole...”.
Ordinanza di Kesselring del 1 luglio |
Pietro Bellino |
Tendo a credere anche in questa
Anche il periodico fascista di Cuneo "Piemonte Repubblicano" pubblicava gli appelli di Kesselring (Piemonte Repubblicano del 1 luglio 1944) |
"Piemonte Repubblicano" del 05-08-1944 |
Quel giorno a Piozzo trova la morte anche Attilio Biamonti, uno sfollato settantenne, i tedeschi trovano nella sua casa alcuni bossoli vuoti con cui giocavano i suoi nipotini, lo portano nella piazza e lo uccidono con una mitragliata.
Stessa sorte è successa, nelle medesime ore, a Sebastiano Vendrasco, fossanese ma abitante a Clavesana in pzza. Vittorio Emanuele, impiegato daziario, catturato vicino al cavalcavia di Farigliano e fucilato in serata nei pressi del cimitero di Carrù.
Ancora dal libro di Viotto:
“Solo Cetu, il ciucatè, incurante del pericolo imminente, suona, come di consueto, la campana di mezzogiorno mentre i tedeschi, accerchiato Piozzo, risalgono dalla Valle [...] Cercano chi ha suonato la campana, pensano che il parroco sia d’accordo con i “banditi” ( partigiani) per preparare la resistenza, lo catturano e lo portano a Carrù per essere interrogato da un interprete (sarà rilasciato solo verso sera)...”
Analoga situazione si era creata a Barge il 1 luglio, quando i tedeschi accusarono il parroco Don Agnese di aver suonato le campane, ma anche in questo caso era lo scampanare di mezzogiorno.
Questo tipo di segnalazione per avvertire i partigiani, effettivamente era abbastanza in uso nei paesi (certamente non è il caso di Piozzo) e di questa “prassi” i nazifascisti già se ne erano accorti da alcuni mesi, infatti informarono il capo della provincia di Cuneo, Paolo Quarantotto, il quale, il 23 marzo 1944 diffonde una circolare ai comuni in cui invita le autorità comunali ad intervenire “con la massima decisione” affinché queste segnalazioni non avvengano più.
Sebastiano Vendrasco |
Stessa sorte è successa, nelle medesime ore, a Sebastiano Vendrasco, fossanese ma abitante a Clavesana in pzza. Vittorio Emanuele, impiegato daziario, catturato vicino al cavalcavia di Farigliano e fucilato in serata nei pressi del cimitero di Carrù.
Ancora dal libro di Viotto:
“Solo Cetu, il ciucatè, incurante del pericolo imminente, suona, come di consueto, la campana di mezzogiorno mentre i tedeschi, accerchiato Piozzo, risalgono dalla Valle [...] Cercano chi ha suonato la campana, pensano che il parroco sia d’accordo con i “banditi” ( partigiani) per preparare la resistenza, lo catturano e lo portano a Carrù per essere interrogato da un interprete (sarà rilasciato solo verso sera)...”
Analoga situazione si era creata a Barge il 1 luglio, quando i tedeschi accusarono il parroco Don Agnese di aver suonato le campane, ma anche in questo caso era lo scampanare di mezzogiorno.
Questo tipo di segnalazione per avvertire i partigiani, effettivamente era abbastanza in uso nei paesi (certamente non è il caso di Piozzo) e di questa “prassi” i nazifascisti già se ne erano accorti da alcuni mesi, infatti informarono il capo della provincia di Cuneo, Paolo Quarantotto, il quale, il 23 marzo 1944 diffonde una circolare ai comuni in cui invita le autorità comunali ad intervenire “con la massima decisione” affinché queste segnalazioni non avvengano più.
23 marzo 1944. Circolare della prefettura sul comportamento in presenza di reparti tedeschi. In questo caso indirizzata al comune di Martiniana Po. da: Giuseppe Barbero, Ventimesi, isca, 2007 |
Attilio Biamonti, ultimo a destra, con i suoi nipotini da : R.Viotto, F.Priola, Piozzo tra storia, memoria e tradizione, 2003 |
Don Tomatis, parroco di Piozzo, nel suo diario ricordava così la morte di Attilio Biamonti. (ISRC) |
Dal diario di Don Tomatis, parroco di Piozzo, il ricordo dell'uccisione di Attilio Biamonti:
"Pare che la squadra la quale ne perlustrò la casa abbia trovato qualche bossolo vuoto abbandonato in precedenza da soldati repubblichini o della brigata Muti con cui si divertivano i nipotini del Biamonti. Senza alcun altra investigazione venne steso al suolo con una raffica di mitragliatrice."
Diario completo di Don Tomatis in Documenti n°27
Vedi anche Appunti di Don Mario Gallo, Parroco di Piozzo (1994) in Documenti n°28
Diario completo di Don Tomatis in Documenti n°27
Vedi anche Appunti di Don Mario Gallo, Parroco di Piozzo (1994) in Documenti n°28
Piozzo, Piazza 5 luglio 1944 (allora Piazza Daperis) |
Farigliano
Nel caso di Farigliano, motivi “validi” (ovviamente dal punto di vista degli occupanti) da giustificare i gravi fatti del 5 luglio forse
potevano essercene.
Sicuramente in paese non vi erano basi partigiane ma bastava
spostarsi di pochi chilometri per avvertirne la presenza. Aldo
Spinardi ("Curtara", autonomo di Mauri): “Il centro di vita con il quale eravamo
maggiormente in contatto era ormai divenuto il paese di Farigliano,
al quale ci recavamo sovente, sia per provvedere al vettovagliamento,
sia per proseguire verso lo Sbaranzo... Certo Farigliano non era un
paese difendibile... non dava possibilità di scampo nel caso fossero
arrivate improvvisamente le pattuglie dei nostri avversari... Avevamo
perciò deciso di trasferirci alla frazione Viaiano... Accanto alla
chiesa, la scuoletta di campagna... Nella cascina vicina dormivamo
parte nella stalla e parte sul granaio, una grande stanza dalla quale
però il grano... era stato prudentemente portato via per evitare che
i tedeschi se ne impadronissero. Per noi c'era tutto a disposizione,
anzi facevamo cucina insieme ai padroni di casa e uno dei ragazzi
volle venire con noi quando, poco tempo dopo ci trasferimmo a
Cornole... posizione certo più difendibile e sicura... In Cornole
avevamo trovato una sistemazione discreta: i ragazzi dormivano sul
fienile e nella stalla, mentre si mangiava sotto una grande
tettoia... Io dormivo a circa duecento metri di distanza, nella
cascina di un mio parente, Vigin Spinardi...” [5]
Successivamente anche in Naviante si stabilì un distaccamento della 12^ Divisione “Bra” del comandante Icilio Ronchi
Della Rocca, questo avvenne dal dicembre 1944 al 10 febbraio 1945. [6]
Sicuramente gli atti di
sabotaggio nel territorio comunale non erano mancati.
Già il 18 marzo 1944, la
centrale elettrica in località Navetto (in servizio dal 1942) aveva
subito un primo "sabotaggio": più che altro si trattò di una bravata di tre Fariglianesi, Mario S., Mario N. e Rino V. i quali, dopo aver trovato, in un cascinale della Valle di Piozzo, alcune bombe a mano del tipo S.C.R.M. comunemente dette "balilla", decisero di lanciarle, dalla Albarosa di Piozzo, sulla sottostante centrale elettrica.[7]Sotto, l’estratto del notiziario GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) del 2 aprile 1944, pag. 16
[ Il 18 marzo us., in
Farigliano, 4 ribelli armati, si presentarono alla centrale della
“Società Elettrica Tanaro e Affluenti”, dove lanciarono alcune
bombe, cagionando danni imprecisati.]
Come abbia fatto la GNR ad individuare il numero di "4 ribelli" rimane un mistero... Era notte fonda, erano in tre e oltretutto parecchio lontani dal presidio fascista.
Come abbia fatto la GNR ad individuare il numero di "4 ribelli" rimane un mistero... Era notte fonda, erano in tre e oltretutto parecchio lontani dal presidio fascista.
Il secondo sabotaggio,
dalle pagine del libro di Mauri:”Si decide un’azione generale
per l’alba dell’11 giugno, ognuno tenterà l’azione più
opportuna...”. Molto probabilmente quello stesso giorno la centrale viene nuovamente
danneggiata [8]
da parte dei partigiani del distaccamento Islafran
(Italiani-Slavi-Francesi), comandati da Eugenio Stipcevic (Genio lo slavo) e dislocati nei dintorni di Bonvicino, la Lovera.
Occorre ricordare che nella centrale del Navetto era insediato un plotone di "Muti", si trattava della Compagnia Speciale Baragiotta, un'altro plotone era dislocato a Caraglio. Questa compagnia era comandata dal ten. Italo Salines, ucciso a Magliano Alpi il 15 giugno durante uno scontro con i partigiani guidati da Italo Cordero (Autonomi). Proprio in questo conflitto perde la vita il partigiano fariglianese Felice Ballauri detto Lice, nato nella fraz. Mellea nel 1923.
Felice Ballauri |
Occorre ricordare che nella centrale del Navetto era insediato un plotone di "Muti", si trattava della Compagnia Speciale Baragiotta, un'altro plotone era dislocato a Caraglio. Questa compagnia era comandata dal ten. Italo Salines, ucciso a Magliano Alpi il 15 giugno durante uno scontro con i partigiani guidati da Italo Cordero (Autonomi). Proprio in questo conflitto perde la vita il partigiano fariglianese Felice Ballauri detto Lice, nato nella fraz. Mellea nel 1923.
Cuneo, settembre 1944 la compagnia Baragiotta-Salines |
In seguito viene fatto crollare il ponte sul Tanaro che collegava Farigliano a Carrù, come si legge da una relazione, sempre di Mauri al CLN del Piemonte :
Il locomotore sabotato sul ponte ferroviario di Farigliano.
(si trattava di un Westinghouse E550)
|
Farigliano, ponte crollato sul Tanaro |
Si
è scritto da più parti che i sabotaggi ai due ponti (stradale e
ferroviario) avvennero nella notte precedente l’incendio di
Farigliano ma
sicuramente accaddero almeno una settimana prima ( e forse anche più)
del 5 luglio. Don Giovanni Conterno, nel volume “Dogliani, una
terra e la sua storia”, indica
il 30 giugno.[13]
Mio padre data gli
eventi ancora prima, verso il 25-26 giugno. Italo Cordero nel suo
libro “Ribelle” accenna ad una sua azione nella stazione di
Clavesana: “...venne
bloccato il treno Bra-Ceva... e furono catturate quattro guardie
repubblicane... L’indomani la stessa linea ferroviaria venne
interrotta con una bomba al plastico che fece saltare la
locomotiva”.[14]
Questo
episodio non è datato, ma dai notiziari GNR si risale a due fatti
simili nella stazione di Carrù, il 19 ed il 21 giugno. Stando a
queste date, la logica ( seguendo il racconto di Cordero) porterebbe
ad indicare come date del sabotaggio il 22 o successivi.
Come già accennato in precedenza, in quel periodo tra gli sfollati, vi era la
famiglia Michetti, ecco alcuni passi della testimonianza di Leonardo
Michetti, riferita proprio al ponte ferroviario:
“...abitavamo
in vicolo san Martino, mi pare al 13, in due stanze, una sotto
l'altra sopra, che affittavamo da "Rucalin", al quale ho
venduto il mio primo quadro ad olio, una veduta di Piozzo da
Farigliano, in cambio di roba da mangiare, che mia madre mi mostrò
una sera, stava tutta nelle sue mani, quando tornavo da fare erba, ed
io piansi di gioia perché per noi quelli erano tempi di fame...
Dall’ interruzione del ponte stradale all'arrivo dei tedeschi
passarono più di due giorni. Il locomotore venne
bloccato sul ponte in modo che poteva sembrare che "facesse
manovra rispetto al treno in stazione" (così commentava la
gente)... e così lo trovarono i tedeschi. Il mitragliamento avvenne
con il locomotore sul ponte ed il treno in stazione. Lo posso
affermare con sicurezza perché io passai sul ponte della ferrovia
(non essendoci più quello stradale) per andare per erba per i miei
conigli nel “gurei de dlà da Tane”, proprio quando arrivarono
gli aeroplani, e feci appena in tempo a buttarmi giù dalla scarpata
di destra prima di vedere le prime due bombe, venivano giù a coppie,
oscillando.
Gli aerei, almeno
quattro, venivano lungo la ferrovia dalla direzione
Clavesana/Naviante. Non sarei passato sul ponte, all'andata, se fosse
già stato ridotto nelle condizioni in cui era, dopo il
mitragliamento, quando feci ritorno”.[15]
Leonardo Michetti |
In questi mesi erano anche state interrotte le linee
telegrafiche, infatti il comando germanico di Mondovì a fine agosto
“presenta il conto” al Comune di Farigliano: 276.640 lire (circa 18-19.000 euro attuali) per le
riparazioni, da pagare entro quattro giorni, altrimenti “verranno
prese adeguate misure” a carico della popolazione.
Richiesta danni da parte tedesca al Comune di Farigliano
(Archivio ISRC Cuneo)
|
Albert Kesselring in Italia nel 1944
Bundesarchiv, Bild 101I-316-1195-04/
Demmer/ CC-BY-SA
|
Da questo momento si
rendevano “corresponsabili” gli abitanti delle zone controllate
dai partigiani con gli atti di sabotaggio o di guerra da questi
compiuti
Occorre anche ricordare l'episodio che successe il giorno 4 luglio a Belvedere Langhe: Mauri lo cita in due sue relazioni, anche se occorre precisare che la
data di questa azione, nei due documenti è errata. E’ altrettanto
errata la data riportata sulla lapide situata dopo l’abitato di
Belvedere Langhe in direzione Murazzano all’altezza del bivio per
le Surie che ricorda i tre partigiani caduti, in questo caso indica
il 6 luglio. In seguito, lo stesso Maggiore, nel suo primo libro[16]
e poi in “Partigiani Penne Nere, “rivedrà” la cronologia dei
fatti datandoli 4 luglio. Anche Italo Cordero, comandante del
distaccamento di Roccacigliè, che partecipò all’azione, nel suo
volume “Ribelle” conferma la data del 4 luglio. E’ importante
stabilire l’esatto ordine degli episodi in quanto ci permette di
dare una probabile motivazione alle rappresaglie.
Ecco cosa scriveva Mauri,
in una sua relazione, alla data 5 luglio:
A parte la non correttezza della data, è evidente
anche l’errore sulla tempistica dell’incendio, avvenuto verso
mezzogiorno e non in serata.
Riporto alcuni passi tratti dal libro di Mauri, Con
la Libertà e per la Libertà (1947), qui la data è corretta:
“ 4 luglio. Ci attardiamo a tavola oltre il
consueto. Leone ci racconta le sue peripezie. [...] Ci interrompe un
uomo della guardia venuto ad avvertirci che una colonna motorizzata
tedesca sta muovendo da Dogliani verso Murazzano. Bogliolo scatta in
piedi, vuole andare a tendere un’imboscata lungo il percorso. Leone
prepara gli esplosivi, con Cesco Riera e Piero Mamino. I tre si
portano rapidamente al bivio di Belvedere e impiantano le mine in
mezzo alla strada. Bisogna far presto, molto presto, il nemico sta
per arrivare; ma la miccia è scarsa, come si fa? Ce n’è appena
per far giungere il capo ai margini della rotabile. Non importa; si
acquattano nei cespugli che bordano la cunetta; l’accenderanno di
lì. I tedeschi vengono avanti: precede una macchina: La lasciano
passare; ci penserà Bogliolo con la sua pattuglia. Seguono le
autoblindo, giungono sulle mine. Uno scoppio e due blindo saltano per
aria. La macchina che precede si è fermata; è carica di ufficiali.
Bogliolo si fa sotto con i suoi; una bomba al plastico la coglie in
pieno e la manda in pezzi. Ma Leone, Cesco e Piero non possono più
sganciarsi. I tedeschi li hanno scorti, li crivellano di colpi,
sparano da tutte le parti, con i cannoncini, le mitragliere e i
mitragliatori. Si buttano sui tre caduti, li straziano; legano i
corpi di Cesco e Piero a un autoblindo e poi tornano indietro
trascinando i cadaveri nella polvere. Leone rimane solo in mezzo alla
strada con la testa schiacciata”.
Lo stesso episodio nelle pagine[17]
di Italo Cordero:
“Un giorno, era il 3 luglio, venni a sapere che
sarebbe dovuta transitare, sulla strada Dogliani-Murazzano, una
colonna di tedeschi e pertanto disposi ogni cosa per accoglierla a
dovere. Tra l’altro, piazzai alcuni uomini con mitragliatore a
protezione dell’imboscata, che doveva aver luogo in prossimità di
un pilone. Il giorno 4 si aggregarono, ai nostri, l’artificiere
Leone, Mamino e Riera. Le loro bombe fecero saltare i primi automezzi
della colonna, che subì gravi perdite e fu costretta a tornare sui
suoi passi. Purtroppo, nell’apprestare gli ordigni, i tre
coraggiosi, forse a causa della poca miccia a disposizione, dovettero
operare in condizioni precarie, tanto che anche Leone, coinvolto
nello scoppio di una delle mine, saltò per aria. Gli altri due,
individuati dai tedeschi, morirono crivellati di colpi e vennero poi
trascinati dai camion nemici fino a Dogliani”.A Riera e Mamino venne conferita la medaglia d’argento al Valor Militare, e proprio dal testo delle motivazioni c’è la conferma che il fatto si svolse il 4 luglio.
Motivazione medaglia d'argento al Valor Militare a Piero Mamino |
Tralasciamo il giorno 5 luglio e vediamo cosa successe il 6 luglio, sempre da una relazione di Mauri:
“Attaccano in forze dalla piana di Carrù e, sul tergo da Dogliani a Murazzano. Hanno schierato le artiglierie al bivio di Belvedere e tirano su Roccacigliè, ove credono ci sia il comando. Italo si impressiona e sgombera il paese, anzi ripara precipitosamente al di là del Tanaro e si spinge fino all’imbocco della Valle Casotto. Sulle Langhe si è sempre trovato a disagio...”
Italo, è ovviamente
Italo Cordero, che da quel giorno “uscì” dalla formazione di
Mauri, per evidenti contrasti con lo stesso comandante, ma questa è un’altra storia.
Che questa seconda
battaglia sia avvenuta il giorno 6 lo conferma ancora lo stesso
Cordero, sempre nel suo libro. E non dubito non possa ricordare il
giorno in cui “sgombera” [cit. Mauri] le Langhe.Ecco cosa scrive Cordero[18]:
“E giungiamo così al 6 luglio. Quel giorno i fatti si svolsero esattamente in questo modo. Mauri, Bogliolo ed io stavamo ascoltando Radio Londra, in casa di Cappa, a Roccacigliè, quando arrivò un partigiano dal posto di blocco delle Surie (Parin) ad avvertirmi che delle forze repubblichine stavano dirigendosi verso di noi. Con il binocolo scorsi infatti un carro armato leggero che si muoveva sopra i Bruni. Chiamai Mauri e gli feci osservare la cosa. Gli domandai, quindi, come avrei dovuto regolarmi, in caso di attacco., Mauri mi disse di comportarmi com’era mia abitudine, dopo di che partì immediatamente, assieme a Bogliolo. Rimasi sbalordito dalle poche parole pronunciate da Mauri [...] Fu allora che presi la decisione più grave ed avventata di tutta la mia vita partigiana. Senza riflettere più di tanto, dissi ai miei uomini presenti, circa 150, di prepararsi a seguirmi, almeno quelli che lo volevano. Si sarebbe partiti immediatamente...”
Ricapitolando i fatti di quei giorni:
il 4 luglio una colonna di tedeschi partita da Dogliani è diretta a Murazzano. A Belvedere viene fermata dagli uomini di Mauri che minano la strada. Saltano “per aria” uomini e automezzi. Non c'è un riscontro sulle perdite tedesche se non nelle relazioni di Mauri. Tra i partigiani, perdono la vita Riera, Mamino e Scudeller.
Lo stesso giorno avviene anche una azione di rastrellamento a Carrù[19] ad opera del reparto Polizei-Freiwilligen-Ersatz-Bataillon Italien 2.
Il
5 luglio, partiti dalla zona di Levaldigi, via Fossano e diretti in Langa, arrivano gli uomini del Sicherungs-Regiment der Luftwaffe
Italien, del tenente colonnello Fritz Herbert Dierich, il
reparto “specializzato” nella lotta contro i partigiani, la
Bandenbekämpfung. Molto verosimilmente, a tale unità, si aggregano anche gli uomini del reparto citato poco sopra, il
Polizei-Freiwilligen-Ersatz-Bataillon
Italien 2 di stanza a Mondovì,
presente in quei giorni a Carrù. L'intenzione dei tedeschi è di salire in Langa alla caccia dei partigiani. Giunti a Fargliano, si accorgono del ponte saltato sulla provinciale e dell'impossibilità nel proseguire verso le colline. A questo punto sfogano la loro rabbia sul paese. Nelle stesse ore, un automezzo tedesco si dirige verso Madonna della Neve (Clavesana "bassa") in perlustrazione, cercano di salire in collina transitando per Lo Sbaranzo, ma anche in questo caso devono rinunciare, infatti la strada è interrotta causa ponte demolito. Per fortuna, la popolazione di Clavesana non subisce conseguenze.
A Farigliano, il ponte è crollato ma il fiume in magra è facile da attraversare, il paese a pochi passi, tutto molto semplice. Arrivano,
uccidono, saccheggiano, devastano tutto quello che
trovano ed infine incendiano le case. Questo aggrassione a Farigliano era anche
un chiaro avvertimento ai partigiani per il doppio attacco che i
tedeschi avrebbero compiuto il giorno seguente.
Tratto dal settimanale cuneese "Il Subalpino"del 18 dicembre 1945 |
Ponte del cotonificio di Clavesana, sabotato il 6 luglio ed il 1 agosto [Cartolina viaggiata 1955] |
Ponte del cotonificio di Clavesana, sabotato il 6 luglio ed il 1 agosto |
Nonostante
si credesse che questo reparto, dopo l’incendio di Farigliano e
Piozzo, fosse ripartito per altri paesi, in realtà sostò in queste
zone almeno due-tre giorni, proprio per effettuare l'attacco del 6 luglio. Dal diario di don Delpodio, parroco di
Dogliani: “6 luglio: verso le 22 il
Comando tedesco ordina che siano portati duecento materassi per la
notte; stante la tarda ora si trova difficoltà ad averli; vanno a
cercarli i due vicecurati don Bessone e don Durando”.[21]Stessa prassi a Carrù la sera del 5 luglio, dal diario di un
carruccese: “...alla sera hanno
pernottato a Carrù, facendosi portare dalla popolazione i materassi
per dormire. Anch'io ho dovuto dare il mio”.[22]
Le frecce in neretto indicano gli attacchi tedeschi del 4 e 6 luglio '44. |
La situazione dei
distaccamenti degli Autonomi di Mauri nel giugno-luglio1944 nel “Settore Alte
Langhe” ( dal diario Mauri).
Distaccamento “Pedaggera” com.te Gildo Milano (30 uomini)
Distaccamento “Torresina”
com.te Ten. Filippo Rizza (40 uomini)Distaccamento “Pedaggera” com.te Gildo Milano (30 uomini)
Distaccamento “Igliano” com.te Ten. Marco Giacco, (50 uomini)
Distaccamento “Castellino Tanaro” com.te Ten. Renzo Cesale (70 uomini)
Distaccamento “Marsaglia” com.te Maresciallo “Alditore” Salvatore Galatolo (40 uomini)
Distaccamento “Roccacigliè” com.te Serg. Magg. Italo Cordero (90 uomini )
Distaccamento “Ghigliani” com.te “Moro” Giuseppe Bracco ( 40 uomini)
Distaccamento “Clavesana”( Sbaranzo) com.te Ten. Mario Ferraro (40 uomini)
Distaccamento "Cigliè" com.te Ten. Ippolito Alberti ( 80 uomini)
Non in cartina:
Distaccamento “Montezemolo” com.te Ten. Gino Balocco (40 uomini)
Distaccamento “Camerana” com.te Ten. Alberto Cotta (30 uomini)
Distaccamento “Lequio Tanaro” com.te Franco (francese) ( 50 uomini).
Note
1
FF.AA = Forze Armate
2
Carlo Gentile, Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45, Carocci
Editore, 2005, pagg.120-121
3
Rino Viotto, Felicina Priola, Piozzo tra storia, memoria e
tradizione, Comunità di Piozzo, Piozzo, 2003, pag.129
4
Nuto Revelli, La Guerra dei Poveri, Einaudi, 2009, pag. 234
5
Aldo Spinardi, No Kaputt, A.S.E. Torino, 1957, pag.177 e seguenti.
6 Renzo
Amedeo, Storia Partigiana della 12^ Divisione Autonoma “Bra”,
Centro Studi Partigiani Autonomi Torino, 1982, pag.92
7 Rino Viotto, articolo su Paesi Tuoi, "Manifesti clandestini e bombe a Farigliano". 1994
7 Rino Viotto, articolo su Paesi Tuoi, "Manifesti clandestini e bombe a Farigliano". 1994
8
Diana Carminati Masera, Langa Partigiana 43-45, Araba Fenice, Boves,
2007, pag.90
9
Mauri, (Enrico Martini), Con la Libertà e per la Libertà, Società
Editrice Torinese, Torino, 1947, pag.126
10 Vedi Documenti n°16
11
Testimonianza di Conterno G.Battista, presente al fatto.
12
Aldo Spinardi, No Kaputt, A.S.E., Torino, 1957, pag.177
13 Giovanni Conterno, Dogliani una terra e la sua storia, Amici del museo, Dogliani, 1986, nota 9, pag.459
13 Giovanni Conterno, Dogliani una terra e la sua storia, Amici del museo, Dogliani, 1986, nota 9, pag.459
14 Italo Cordero, Ribelle, Fracchia, Mondovì,
1991, pag.113
15 Testimonianza rilasciatami da Leonardo Michetti il 27 novembre 2014
16 Mauri, Con la Libertà e per la Libertà, 1947, pag.102
17 Italo Cordero, Ribelle, Fracchia, Mondovì, 1991, pag.113
18 Italo Cordero, Ribelle, Fracchia, Mondovì, pag.115
19 BAB, R 70 italien/29,310
20 BAB, R 70 italien/29 p.39,41,45,47. E’
confermata dai documenti tedeschi, la presenza del
Sicherungs-Regiment der Luftwaffe del ten. col. Dierich, nella
zona di Dogliani dal 6 al 8 luglio. Sempre dai medesimi documenti,
il 6 luglio questo reparto è anche a Carrù
21 Diario Don Delpodio pag.20 in Giovanni Conterno, Dogliani una terra
e la sua storia, Amici del museo, Dogliani, 1986, pag.442
22 Dal diario di un carrucese, sono note solo le iniziali G.F. , in
Ernesto Billò, Aria 'd Carù, Ediz. della Cassa Rurale e Artigiana
di Carrù, 1980, pag.241
Ciao, complimenti, molto interessante. Posso chiederti una informazione? Ho visto che hai inserito un notiziario (un pezzetto) della gnr, dove l'hai trovato. mi interesserebbe.
RispondiEliminaciao
bertu di Alba
I notiziari li puoi trovare a questo indirizzo:http://www.notiziarignr.it/home/default.asp
RispondiEliminaCiao