Bandenbekämpfung, la guerra antipartigiana
Il 17 giugno 1944
Kesselring emanò un regolamento particolarmente severo per la lotta
alle bande partigiane, che conteneva la cosiddetta "clausola
dell'impunità", la garanzia dell'immunità per quei comandanti
che dovessero eccedere nei metodi di lotta ai partigiani. Il primo
luglio, egli richiamava l'ordine del 17 giugno e indicava
specificamente, fra le misure da intraprendersi, l'arresto di una
percentuale di popolazione maschile nelle zone di presenza partigiana
e la fucilazione di questi ostaggi in caso di atti di violenza[1]
Era la cosiddetta Bandenbekämpfung, la guerra antipartigiana.
Un breve passaggio
tratto da un saggio di Carlo Gentile[2]:
“Un gruppo di forze
tedesche, la cui presenza nei rastrellamenti non viene generalmente
messa in adeguato risalto, ma è di importanza fondamentale per
l’organizzazione della lotta antiguerriglia, sono quelle della
Luftwaffe – sia quelle della contraerea, la Flak, sia il personale
di servizio negli aeroporti- che costituiscono dei nuclei presenti in
numerosissimi rastrellamenti.
Luglio 1944 - Manifesto di propaganda fascista: in primo piano un pugno di ferro che schiaccia i partigiani e sullo sfondo case che bruciano, chiaro avvertimento a chi appoggiava i "ribelli". |
In Piemonte, le basi
dell’aviazione tedesca a Lagnasco e ad Airasca sono dotate di un
Jagdkommando ciascuna (lett. nucleo «caccia»),
inteso come «caccia»
ai partigiani e non come specialità dell’aviazione. Inoltre la
base di Lagnasco possiede una Eingreifgrupp (gruppo di intervento
rapido) ed è dotata di cannoni da 88.
L’importanza di
questi reparti è fondamentale in quanto queste unità sono spesso le
uniche a disporre di armi pesanti, gli 88 appunto e le mitragliere
della contraerea, armi che in uno scontro con i partigiani possono
dimostrarsi risolutive”. [3]
Uno di questi reparti, il
Sicherungs-Regiment der Luftwaffe Italien (reparto di
sicurezza della Luftwaffe) sicuramente era presente[4]
il 5 luglio 1944 a Farigliano ed a Piozzo (vedi documento n°18). Questo gruppo viene
costituito in Piemonte, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio
-quindi pochissimi giorni prima dei fatti di Farigliano- proprio per
dare la caccia ai partigiani. Era formato da circa duecento avieri
provenienti dagli aeroporti dell’Italia nord-occidentale e da circa
ottanta soldati detenuti nel carcere militare dell’aviazione ai
quali venne data la possibilità di “riabilitarsi” combattendo
contro i partigiani.
Il comandante era il tenente colonnello Fritz-Herbert Dierich.
Nato il 12 agosto 1908 a Friburgo, il 4 aprile 1936 sposa Lise- Lotte Doberg, figlia del maggiore Doberg.
Entra nella Wehrmacht nel 1927 e nel 1934 passa nella Luftwaffe.
Partecipa nel '39 alla Campagna di Polonia quale comandante di squadriglia (croce di ferro di seconda classe), in seguito alla campagna di Russia (croce di ferro di prima classe) dove si era distinto nell'attacco aereo di Stalingrado.
Nel 1943 assume la direzione del Comando Aeronautico del settore Sardegna e Corsica.
Quindi il 1 maggio 1944 è promosso tenente colonnello ed a fine giugno inizia la lotta contro i partigiani con il suo reparto: il Sicherungs-Regiment der Luftwaffe Italien.
Scheda informativa del ten.col. Dierich, da documenti in possesso di A.D.I. (K) - Air Ministry - 17, Monck Street, London. [National Archive di Kew - Londra] |
Questo è ciò che ripeteva spesso ai suoi ufficiali:
“I partigiani stanno al di sotto di ogni diritto umano, motivo per il quale la parola d’ordine è la seguente: piuttosto impiccare dieci innocenti che lasciare impunito un colpevole”.
(Da una denuncia sporta nei confronti di Dierich, da Alfons Holzhauser -un suo ufficiale- nel 1947).
(Da una denuncia sporta nei confronti di Dierich, da Alfons Holzhauser -un suo ufficiale- nel 1947).
Il maresciallo tedesco Anton Zörle che lo aveva conosciuto bene, riferì agli investigatori britannici che in provincia di Cuneo il tenente colonnello si era comportato in modo fanatico e spietato:"I monumenti di Dierich in Piemonte erano costituiti dai paesi incendiati e dalla gente impiccata. Egli esortava i suoi soldati dicendo:«Voglio vedere paesi in fiamme e forche utilizzate!». I fanciulli lo imploravano in ginocchio di non bruciare le loro case e di non mandare alla forca i padri e i fratelli, ma nulla poteva commuovere qulla belva. Al contrario i figli furono costretti a procurare i cappi per strangolare i padri e i genitori." (Dichiarazione rilasciata da Zörle in data 8 dicembre 1945 mentre si trovava prigioniero in un campo di concentramento Alleato). [5]
A settembre del ’44
tutto il suo reparto viene spostato in Veneto dove partecipa al
rastrellamento del Bosco del Cansiglio e del Monte Grappa.
Da una nota informativa
del CLN del dicembre del 1944 ora in possesso dell'Istituto Storico
della Resistenza a Treviso, possiamo leggere: «A Montebelluna,
presso villa Morassutti, esiste da 3 mesi un comando specializzato in
rastrellamenti del quale fanno parte 2 criminali di guerra, autori di
centinaia di impiccagioni innocenti, non senza aver fatto alle
vittime passare le più atroci e impensate torture. Questi
criminali rispondono i nomi di Dierich, braccio destro di Himmler,
te. col. comandante il Regg. Sich. Rgt. ift 2 e Hptm Dumke, lpa
Munchen 2». [6]
A destra il ten. col. Dierich. -Orbassano, probabilmente verso metà luglio '44- |
Al centro della foto il tenente colonnello Dierich |
Al centro della foto il tenente colonnello Dierich |
|
A sinistra il gen. Mahncke, a destra il ten.col. Fritz Herbert Dierich
[Imperial War Museums, N°HU 55053]
|
Tatsinkaya, 1942 - Cap. Schoeless e a destra il magg. Dierich
[Kampfgeschwader Edelweiss: The History of a German Bomber Unit, 1935-1945
Wolfgang Dierich - 1975]
|
Dierich (a dx) mentre si congratula con un artigliere dell'Esercito Nazionale Repubblicano. Belluno, ottobre '44, presso la Caserma Salsa. |
Karl Wolff e Fritz Herbert Dierich - Belluno, presso la Caserma Salsa- ottobre '44 |
A sinistra Fritz Herbert Dierich - Ottobre '44, Caserma Salsa, Belluno ©Walter Frentz Collection |
Fritz Herbert Dierich e Karl Wolff - Ottobre '44, Villa Gaggia, San Fermo (Bl) ©Walter Frentz Collection |
Fritz Herbert Dierich e Karl Wolff - Ottobre '44, Belluno, Piazza Campitello ©Walter Frentz Collection |
Fritz Herbert Dierich e Karl Wolff - Ottobre '44, Villa Gaggia, San Fermo (Bl) ©Walter Frentz Collection |
Fritz Herbert Dierich, probabilmente al Sestriere, estate 1944 Collezione Carlo Conterno |
Fritz Herbert Dierich, Sestriere, metà agosto '44 Collezione Carlo Conterno |
Fritz Herbert Dierich, probabilmente in Veneto, settembre '44 Collezione Carlo Conterno |
Fritz Herbert Dierich, probabilmente in Veneto, settembre '44 Collezione Carlo Conterno |
Uomini del Luftwaffen-Sicherungs-Regiment Italien e della GNR Agosto '44, presso il "Grande Albergo Sestrières" - Sestriere (To) Collezione Carlo Conterno |
Il "Grande Albergo Sestrières" - Sestriere (To) |
Soldati
del Sicherungs-Regiment der Luftwaffe Italien in piazza a Cavour
il 30 giugno 1944
Bundesarchiv, Bild 101I-478-2175-37A / Rieder, Fred /
CC-BY-SA
|
Soldati
del Sicherungs-Regiment der Luftwaffe Italien in piazza a Cavour il 30 giugno 1944
Bundesarchiv, Bild
101I-478-2175-38A /
Rieder, Fred / CC-BY-S |
Altre foto del Sicherungs-Regiment der Luftwaffe Italien in Documenti n°26
Ancora Carlo Gentile: “ Nel frattempo nel Cuneese iniziano le operazioni del tenente colonnello Dierich che coinvolgono la Val Po con Cavour e Barge tra il 30 giugno ed il 2 luglio. Presso Crissolo, dove i tedeschi hanno individuato una base partigiana, intervengono 30 Stukas a bombardare e spezzonare l’accampamento. Poi è la volta di Dogliani, Clavesana e Farigliano nelle Langhe, dalla pianura cuneese e del Monregalese e infine di due valli particolarmente importanti per l’approvvigionamento di energia della costa ligure, la val Varaita, occupata da Dierich tra il 15 ed il 23 luglio e la val Maira, attaccata tra il 26 ed il 30 luglio dove i danni provocati dagli aspri combattimenti e dalle rappresaglie tedesche a San Damiano e Cartignano sono altissimi”. (da Carlo Gentile, Le forze tedesche di occupazione e il fronte delle Alpi occidentali, per Il Presente e la Storia n°46 pag.73 -1994-)
Elenco completo in Documenti n°18.
Dronero fu risparmiata dal rogo il 29 luglio, grazie alla mediazione dell’allora arciprete Don Giovanni Raviolo che convinse, dopo un lungo colloquio, l’ufficiale nazista a rinunciare alla distruzione del paese [7] anche se non mancarono i morti nemmeno in questa località.
Nel suo diario Don Raviolo, riferendosi ai partigiani, scriveva che erano « I giovani al monte, unica espressione di vita e indipendenza nazionale». [8]
1940,
Don Raviolo, nella foto, a sinistra
da: www.labancadellamemoria.it
|
da "Ricostruzione" del 10-11-1945 |
Un’altro uomo di Chiesa, in quel periodo, intervenne più volte per far sospendere fucilazioni o devastazioni già decise: è il vescovo di Mondovì, Sebastiano Briacca. Ad esempio, nella frazione Surie di Clavesana, dove era stato prelevato il parroco don Teobaldo Albesiano (nato nel 1885 a Farigliano, qui vicecurato, poi parroco di Naviante dal 1923 al 1933, a Viozene dal 1933 al 1938 e quindi alle Surie dal 1938 al 1965) con altri cittadini, riuscì ad ottenerne la liberazione. Il 13 settembre intervenne positivamente anche per il maestro elementare di Piozzo, don Civalleri, «arrestato per un incidente inspiegabile» [9]
Il
vescovo, dopo gli incendi di Farigliano, Piozzo e Sant’Albano Stura
aveva espresso la propria indignazione e protesta alle autorità
provinciali tedesche e fasciste. Inoltre, dopo i gravi fatti di
Trinità del 23 luglio –saccheggio ed incendio- , decideva di
intervenire presso il comando germanico di Airasca, da cui
dipendevano i reparti militari responsabili delle varie azioni
punitive, inviando una lettera il 30 luglio nella quale lamentava
quanto era accaduto e supplicava «in
nome di Dio e dei principi di umanità [...] di non più permettere
simili distruzioni contrarie ad ogni diritto divino ed umano, perché
provoca[va]no la maledizione di Dio e degli uomini» [10]
Il
comandante del settore di sicurezza ( Sicherungskommandant) gli
risponde il 16 agosto e con tono piuttosto provocatorio, invita il
vescovo ad indurre i “ribelli” a desistere dai loro attacchi
contro i tedeschi e le loro basi militari. Questa è l’unica
condizione per fermare le rappresaglie sulla popolazione. Egli si presentava come "un padre di tre figli in tenera età che ha perso tutto per i bombardamenti alleati, nonché coniuge di una donna la cui salute ha gravemente risentito della guerra".La lettera [11] e la traduzione sono riprese dalle pagine del volume di G. Griseri, l’autore inserisce come firma in calce, il nome di Sieine, ma si tratta senza ombra di dubbio del tenente colonnello Fritz Herbert Dierich. [12]
La lettera del Vescovo e quella dell'ufficiale tedesco sono riportate integralmente in Documenti n°22.
Ecco alcuni passi della lettera di Dierich che meglio lasciano intravedere la “personalità” di questo comandante.
Ecco alcuni passi della lettera di Dierich che meglio lasciano intravedere la “personalità” di questo comandante.
Accuse per
rappresaglie contro militari tedeschi
[ Le è rimasto nascosto
che nella sua diocesi furono assassinati soltanto pochi mesi fa da
gente della sua regione, in modo prettamente bolscevico e in maniera
del tutto bestiale, 7 soldati tedeschi, tagliando loro il naso, le
orecchie e le parti digitali e cavando gli occhi ( se ne hanno
documenti fotografici)?]
[In Venasca a parecchi
soldati germanici prigionieri sarebbero state strappate con speciali
ordigni le unghie delle mani e dei piedi.]
Disposizioni di Kesselring
[ La serie di questi
fatti scandalosi è senza fine. Poiché gli assalti insidiosi non
sono cessati, in esecuzione degli avvertimenti del feldmaresciallo
Kesselring diffusi da 8 settimane due volte al giorno per radio e
mediante manifesti, le truppe hanno ormai agito, per finalmente
proteggere, mediante duri esempi, alle spalle i soldati combattenti
al fronte per la libertà dell’Italia e della Germania e noi tutti
dal deleterio caos. Le misure sono dure e dure devono essere.
Poiché i ribelli battono all’imboscata, vengono punite le famiglie
loro, per colpire in tal modo loro stessi ].
Rappresaglia a Trinità
[ Trinità fu ammonita tre volte, prima
di far sentire il castigo. Bisogna riconoscere chiaramente il
pericolo bolscevico dei ribelli e muovergli contro nel modo più
spietato e con le sue stesse armi, secondo il principio “Occhio
per occhio, dente per dente”].
Legittimare il
diritto di agire sugli avversari con spietata crudeltà
[ I ribelli non sono
truppe regolari, e perciò non godono della protezione della
Convenzione di Ginevra. Se si incontrano con le armi in mano, si vede
in questo l’intenzione di uccidere e per essi sta la pena di morte.
Solamente il nemico, che entra apertamente in lotta, viene trattato
da soldato].
Prosegue ancora elencando una serie di profanazioni di luoghi sacri: a San Damiano Macra sono state trovate, dietro all’altare, bottiglie di whisky, in sacrestia 600 bombe a mano e munizioni.
La Chiesa di Cartignano è costruita come una fortezza con feritoie, ecc.
Farigliano e Piozzo non sono citati, probabilmente perché il comandante tedesco si riferisce soltanto alle ultime azioni di fine luglio, inizio agosto.
Dall'ultimo libro di Carlo Gentile, I crimini tedeschi di guerra in Italia 1943-1945, Einaudi, 2015:
"Già intorno alla metà di luglio il comando militare territoriale di Cuneo aveva lamentato la scarsa disponibilità di Dierich a cooperare e aveva segnalato le difficoltà causate dalla «licenza che gli è concessa di dare alle fiamme le abitazioni, prerogativa della quale si è già largamente avvalso da queste parti». Le truppe che agivano ai suoi ordini avevano «spesso e volentieri appiccato il fuoco alle prime abitazioni capitate loro a tiro, senza alcun criterio», ignorando tutto della località e della posizione politica della popolazione. Ne conseguiva che «sono state molto spesso persone innocenti a pagare per i misfatti commessi dai ribelli nelle loro strade». A Barge, dove le distruzioni erano state piuttosto estese, risultava che dieci delle 60 abitazioni ridotte in cenere appartenessero a fascisti.
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Le rappresaglie di Dierich sono praticamente tutte simili a quella di Farigliano, devastazione, saccheggio, incendio e uccisione di civili. Alcuni esempi:
Barge, 1 luglio:
“...Un gruppo di tedeschi decide senz’altro una
rappresaglia su Barge. Entrando in Barge incontrano un certo
Beccaria, lo uccidono all’istante, poi seguono, incendiando un grande
numero di abitazioni."[13]
“Barge |
"...Un ufficiale minaccia di fucilazione il parroco Don Agnese che, apostrafato come "Pastore dei banditi", viene accusato di aver fatto suonare le campane per avvertire i ribelli, anche se in realtà si trattava dell'ordinario scampanio del mezzogiorno". [15]
Rossana, 12 luglio: “...Il mercoledì 12 luglio dell’anno 1944, giorno che
rimarrà scolpito nella mente e nel cuore di ogni rossanese, alle
cinque del mattino ci svegliammo di soprassalto ai colpi di
cannone... Per un buon pezzo continuarono a sparare e poi tornò la
calma ed il silenzio... Quella gente porta proprio con se il terrore,
vestiti color cachi con una mezza tunica di telo da tenda, sembrano i
manigoldi che hanno messo in croce Gesù.
A scaglioni pigliano
la direzione di tutto il paese... Dopo aver predato tutto quel che
faceva loro comodo e quasi in tutte le case appiccato il fuoco,
portando il terrore e la distruzione ad un paese innocuo e innocente,
verso le nove, dopo una raffica finalmente se ne andarono”.[16]
Trinità, 23 luglio:
“...Erano carri armati, con cannoncini e mitraglie piazzate,
lanciafiamme, lancia bombe, autocarri zeppi di truppa... Le porte
delle abitazioni furono sfondate e divelte dai cardini e quanto venne
trovato nell’interno fu portato via e caricato su autocarri.
Materassi, vestiti, biciclette, apparecchi radio, tutto faceva
gola... Vacche, buoi, cavalli, maiali, pecore e conigli, pollame di
tutte le specie, tutto veniva avidamente sottratto e portato via. Le
cantine invase, il vino in bottiglia requisito, quello nelle botti
spillato a sazietà... A mezzogiorno, già oltre sessanta autocarri
di grosso tonnellaggio carichi di bestiame, viveri e suppellettili
erano partiti... Carri lanciafiamme e lanciabombe si aggiravano per
le strade e per i cortili proiettando a mò di fuochi artificiali una
quantità immensa di bombe al fosforo...”[17]
San Damiano Macra, 30
luglio:
“Il capoluogo, le borgate Podio, Berardi, Rio e
Lottano, sono date alle fiamme e in brevi ora non saranno che fumanti
macerie... I tedeschi in buona parte ubriachi, radunati nella villa,
si inebriano nell’orgia del bere, della gozzoviglia e nella
brutalità. Sorpresi due giovani... li percuotono a sangue e pugni e
calci ed infine li impiccano entrambi ad una stessa gru per il carico
dei legnami, sorgente sulla pubblica piazza, lasciandoli in vista al
pubblico fino al mercoledì successivo”.[18]
I due ragazzi erano Mario Oggero e Giuseppe Volpengo.
Cartignano, 30 luglio: 2 partigiani uccisi e 109 case distrutte.
Lapide esposta presso il Municipio di Cartignano in ricordo di quella giornata e dei due partigiani uccisi: Mario Fantini e Primino Fantini.
Paesana, 1 agosto:
“ i
tedeschi entrano in paese: spingono davanti a sé uomini donne
ragazze che hanno rastrellato nella campagna e ogni ulteriore attacco
dei garibaldini è reso impossibile da questo scudo umano, dietro cui
essi avanzano. Nelle vie deserte di Paesana il nemico ha paura, e
procede guardingo, lanciando a caso bombe a mano in ogni direzione...
Intanto Paesana brucia: nere nuvole di fumo e lingue di fuoco escono
dalle abitazioni e dagli uffici pubblici. Nei vicoli invasi dalle
fiamme, a intervalli, risuona il fragore sinistro di un tetto che
crolla. L' 82% delle case è stato danneggiato”.[19]
Lapide esposta presso il Municipio di Cartignano in ricordo di quella giornata e dei due partigiani uccisi: Mario Fantini e Primino Fantini.
Cartignano |
Paesana, 1 agosto:
Paesana |
Venasca,
11 agosto: “.
..
improvvisa e selvaggia, si è abbattuta la repressione nemica su
Venasca... l'attacco è stato esclusivamente rivolto contro la
popolazione inerme. In pochi minuti il terrore ha invaso ogni
abitazione, mentre donne e bambini e vecchi venivano ammassati sotto
il porticato del mercato. Lì le implorazioni del parroco, che è
caduto in ginocchio davanti all'ufficiale tedesco, si sono disperse
di fronte al gelido atteggiamento di costui, e tra il fragore delle
bombe dirompenti che stavano demolendo le case una ad una”.[20]
Venasca |
Uno degli episodi più
gravi (nella provincia di Cuneo) che porta la firma di Dierich avvenne il
22 luglio a Ceresole d’Alba dove furono impiccati 9 ragazzi. Riporto
alcuni passi della lettera che l’allora parroco don Pietro Cordero
scrisse a Icilio Della Rocca, comandante della 104ma
Brigata autonoma denominata “Bra”, inquadrata nel Gruppo
Divisioni Alpine guidato da Mauri:
“Il
mattino del 22 luglio 1944, ci venne anticipata la sveglia dal
lugubre crepitio della mitraglia. Una forte colonna di S.S. tedesche
di circa 350 uomini e di alcuni repubblichini, proveniente da
Scalenghe, Pinerolo, irrompe su Ceresole... si allarga a raggiera per
compiere un rastrellamento in grande stile... Con i moschetti
spianati circondano l’albero e intimano la resa. Si tratta di un
piccolo gruppo di sei nostri giovani addormentati, che non hanno
risposto alla chiamata repubblicana alle armi, e per sfuggire ai
continui rastrellamenti si sono portati a dormire in prossimità dei
boschi. Vengono percossi a sangue e perquisiti: non hanno armi, non
possiedono documenti compromettenti.”
Catturarono poi altre tre persone, quindi un processo burla: “I
catturati del concentrico e della campagna sono portati tutti nella
valletta a sud del paese, per il processo che dura non più di dieci
minuti... Vedo
i miei giovani gonfi in viso, occhi pieni sangue. Non posso
trattenere le lacrime.. Intanto soldati dall’altra parte della via
distendono funi e le tagliano a lunghezza misurata... Il comandante,
tenente colonnello Dierich (?), mi si avvicina ed indicandomi i miei
giovani «La vita... questi ribelli... vostra
coscienza... ».
- Tutti ribelli...
quello... capo banditi... trovato fotografie...
Degno Ruggero [nell'atto di nascita è riportato Degni Ruggiero], Pettinati Florindo e Trinchero Giovanni |
“Su un’autoblinda,
sotto il balcone dell’albergo in faccia vi sono: Trinchero
Giovanni, Pettinati Florindo e Degno Ruggero [nell'atto di nascita è riportato Degni Ruggiero]... Dal balcone già
pendono tre corde... Il comandante dà un ordine secco. Dietro di me
romba un motore... è l’autoblindo che striscia via di sotto il
balcone e lascia appesi alla fune i primi tre... Il terzo non è
ancora morto. Un omaccione con la sigaretta in bocca, con un salto si
aggrappa alle gambe dell’agonizzante e si abbandona così con tutto
il suo peso. Si rilascia cadere a terra, si allontana di un passo,
guarda ridendo la sua vittima soddisfatto dell’opera sua. Al
secondo balcone d’albergo... il secondo gruppo. L’autoblinda
parte e altre tre vittime sono immolate! Laggiù, il terzo gruppo è
pronto per la stessa fine... La corda strozza Novarino e Molina. A
Burzio si rompe la fune e piomba a terra, ma è ancora vivo...
Buttato sull’autoblinda viene appeso una seconda volta... e le
vittime innocenti salgono a nove!... Intanto il comandante tedesco
continua a vomitare ingiurie, minacce e promesse di morte a me, al
podestà e il proposito di radere al suolo tutto il paese come covo
di ribelli.” Viene poi appiccato il fuoco all’albergo dove
sono appesi gli impiccati, le fiamme divampano. “ ...bruciano
le corde... Tre strapiombano a terra tra bragia e rottami... i corpi
dei tre infelici appaiono nudi in posizioni tragicamente
impressionanti... La tragedia sta per finire. Il comandante,
squalificato il podestà, impartisce al parroco gli ordini da
trasmettere alla popolazione.
- I cadaveri caduti a
terra per l’incendio dovranno essere immediatamente riappesi al
loro balcone.
...dovranno rimanere appesi fino alle ore dodici del giorno seguente. Aeroplani verranno in volo... se i cadaveri non risulteranno appesi... il paese sarà bombardato dall’aria, indi i carri armati con lanciafiamme faranno il resto”.
“I cadaveri vengono riappesi, con una fune sotto le ascelle... mentre delle Cicogne (piccoli aerei) dall’alto compiono la prima ricognizione. Altra ricognizione la compiono il mattino seguente, abbassandosi sino a sfiorare i tetti: la barbara imposizione è rispettata: i nove cadaveri sono ancora tutti appesi”. [21]
In Documenti n°25, l'articolo apparso su l'Avanti del 28-06-1945 che ricorda i fatti di Ceresole d'Alba.
Nel 1964, il governo di
Bonn, all’apice della discussione parlamentare sulla
prescrivibilità dei crimini di omicidio del nazionalsocialismo,
inviò una richiesta ai paesi occupati dai tedeschi nella quale si
richiedeva l’invio di documentazione relativa a crimini commessi
durante il periodo nazionalsocialista e rimasti sconosciuti alla
Germania. Il 9 marzo 1965, l’Italia trasmise all’ambasciata
tedesca, probabilmente senza nessun criterio logico, una prima
quarantina di fascicoli riguardanti stragi in varie località
italiane. Un’altro elenco definitivo venne trasmesso il 26 maggio
1965, sicuramente anche questo assai incompleto.
Ricevuto questo materiale
i tedeschi iniziarono le indagini condotte quasi sempre con grande
serietà e professionalità[23] ma molto lente a causa anche di numerosi testimoni sentiti.
Nonostante questi sforzi quasi nessuna indagine si concluse con un
rinvio a giudizio.
Tra questi documenti inviati al governo tedesco nel 1965, compaiono anche i crimini commessi a Farigliano, Piozzo e Carrù: “Stragi di civili compiute a Piezzo, a Fariglino [sic] ed a Carrù il 5 luglio 1944 ad opera di reparti tedeschi rastrellatori.”
Compare pure il nome dell’imputato Dierich. Il tutto viene archiviato. [In Documenti n°1-2]
Nel dopoguerra, questo ufficiale, continuò a far parte delle forze armate tedesche e dirigeva una sottosezione responsabile dell'acquisto di materiali bellici del Ministero della Difesa.
Nel 1966, a 58 anni, Dierich viene relegato in pensione con il grado di colonnello, non senza polemiche, infatti il militare lamentava di non essere stato promosso a Generale. [24]
Carlo Conterno
Note
...dovranno rimanere appesi fino alle ore dodici del giorno seguente. Aeroplani verranno in volo... se i cadaveri non risulteranno appesi... il paese sarà bombardato dall’aria, indi i carri armati con lanciafiamme faranno il resto”.
“I cadaveri vengono riappesi, con una fune sotto le ascelle... mentre delle Cicogne (piccoli aerei) dall’alto compiono la prima ricognizione. Altra ricognizione la compiono il mattino seguente, abbassandosi sino a sfiorare i tetti: la barbara imposizione è rispettata: i nove cadaveri sono ancora tutti appesi”. [21]
In Documenti n°25, l'articolo apparso su l'Avanti del 28-06-1945 che ricorda i fatti di Ceresole d'Alba.
Come già ricordato all'inizio del capitolo, a settembre questo
reparto è trasferito nel nord-est dell’Italia dove continua a perpetrare stragi. Un passo del libro Il massacro del Grappa: “Il
22 settembre il colonnello Dierich fece distruggere tutta la frazione
di Schievenin ad eccezione di due case, dove si erano insediate le
truppe tedesche e la chiesa, e due giorni dopo la località
Costa Caorera di Schievenin, per un totale di 60 case bruciate e
altrettante famiglie senza un tetto. Quattro uomini del paese,
Giuseppe, Bernardo, Giulio e Angelo Schievenin vennero uccisi dopo
essere stati usati come ostaggi, e fu dato il permesso di seppellirli
solo il 26 settembre, “dopo quattro giorni in cui rimasero sul
luogo dell'esecuzione sotto la pioggia e lo scorrere dell'acqua”. [22]
Dai documenti di Carlo Gentile è riscontrata la
presenza di questa unità tedesca sino al 19 ottobre 1944,
precisamente ad Erto, Cimolais e Claut in Friuli. Probabilmente a
fine 1944 il reparto fu sciolto.Distintivo antipartigiani |
A
molti di questi militari tedeschi come premio di riconoscenza per la lotta
contro i partigiani fu conferito il Bandenkampfabzeichen, un distintivo
costituito da una corona ovale con all’interno un serpente multitesta che
rappresentava i “banditi”. Fu introdotto dal Reichsführer-SS
(il grado più alto delle SS) Heinrich Himmler il 30 gennaio 1944.
Era rilasciato in tre
versioni: in bronzo, per venti giorni di combattimenti contro i partigiani, in
argento per cinquanta ed in oro per cento giorni.
Fritz Herbert Dierich in una foto del 1967 da Der Spiegel 47/1967 |
Tra questi documenti inviati al governo tedesco nel 1965, compaiono anche i crimini commessi a Farigliano, Piozzo e Carrù: “Stragi di civili compiute a Piezzo, a Fariglino [sic] ed a Carrù il 5 luglio 1944 ad opera di reparti tedeschi rastrellatori.”
Compare pure il nome dell’imputato Dierich. Il tutto viene archiviato. [In Documenti n°1-2]
Nel dopoguerra, questo ufficiale, continuò a far parte delle forze armate tedesche e dirigeva una sottosezione responsabile dell'acquisto di materiali bellici del Ministero della Difesa.
Nel 1966, a 58 anni, Dierich viene relegato in pensione con il grado di colonnello, non senza polemiche, infatti il militare lamentava di non essere stato promosso a Generale. [24]
Carlo Conterno
Note
1 Paolo
Pezzino, Guerra ai civili. Le stragi tra storia
e memoria, “Passato e presente”, XXI
(2003), n. 58, p.17
2 Carlo
Gentile, laureato nel 1993 con una tesi dal titolo "La
repressione tedesca nell'Italia occupata 1943-1945"
all'Università di Colonia, dove ha frequentato i corsi di studio di
storia medioevale e moderna (Mittlere und neuere Geschichte),
discipline ausiliarie della storia (Historische Hilfswissenschaften)
e giudaistica (Judaistik).
Si è occupato principalmente di storia dell'occupazione tedesca, della guerra partigiana e dei crimini nazisti durante la seconda guerra mondiale ed è autore di numerosi saggi su questi temi pubblicati in Italia ed in Germania. Inoltre si è occupato in varie pubblicazioni delle fonti fotografiche sull'Italia occupata.
Nel biennio 1995-1996 ha partecipato al progetto Fonti della Resistenza e Atlante storico dell'Istituto Nazionale per la Storia del movimento di Liberazione in Italia di Milano. Di recente ha collaborato al progetto coordinato da Paolo Pezzino (Università degli Studi di Pisa) "Guerra ai civili. Per un atlante delle stragi naziste in Italia" nel cui ambito si è occupato dello studio dei perpetratori delle stragi ed al progetto "Storia e memoria delle stragi in Toscana" patrocinato dalla Regione Toscana.
Dal 1997 è stato più volte consulente delle autorità giudiziarie italiane e tedesche in procedimenti penali per crimini di guerra. Ha collaborato a numerosi procedimenti delle Procure Militari di Torino, Napoli e La Spezia ed in particolare ai processi nei confronti degli ex ufficiali della Gestapo Theo Saevecke (strage di Piazzale Loreto) e Friedrich Engel (eccidio del Turchino). In Germania ha collaborato alle indagini della Procura di Amburgo nei confronti di Friedrich Engel e, attualmente, a quelle della Procura di Dortmund per le stragi di Cefalonia, Civitella e di Vallucciole. È stato consulente del tribunale di Amburgo. Vive a lavora in Germania.
Si è occupato principalmente di storia dell'occupazione tedesca, della guerra partigiana e dei crimini nazisti durante la seconda guerra mondiale ed è autore di numerosi saggi su questi temi pubblicati in Italia ed in Germania. Inoltre si è occupato in varie pubblicazioni delle fonti fotografiche sull'Italia occupata.
Nel biennio 1995-1996 ha partecipato al progetto Fonti della Resistenza e Atlante storico dell'Istituto Nazionale per la Storia del movimento di Liberazione in Italia di Milano. Di recente ha collaborato al progetto coordinato da Paolo Pezzino (Università degli Studi di Pisa) "Guerra ai civili. Per un atlante delle stragi naziste in Italia" nel cui ambito si è occupato dello studio dei perpetratori delle stragi ed al progetto "Storia e memoria delle stragi in Toscana" patrocinato dalla Regione Toscana.
Dal 1997 è stato più volte consulente delle autorità giudiziarie italiane e tedesche in procedimenti penali per crimini di guerra. Ha collaborato a numerosi procedimenti delle Procure Militari di Torino, Napoli e La Spezia ed in particolare ai processi nei confronti degli ex ufficiali della Gestapo Theo Saevecke (strage di Piazzale Loreto) e Friedrich Engel (eccidio del Turchino). In Germania ha collaborato alle indagini della Procura di Amburgo nei confronti di Friedrich Engel e, attualmente, a quelle della Procura di Dortmund per le stragi di Cefalonia, Civitella e di Vallucciole. È stato consulente del tribunale di Amburgo. Vive a lavora in Germania.
3 Carlo
Gentile, Le forze tedesche di occupazione e il fronte delle Alpi
occidentali, per Il Presente e la Storia n°46 pag.68-69 , 1994
4 Bundesarchiv
Berlin,
R70
Italien/29,45 (data base di Carlo Gentile)
5 Lorenzo
Capovilla-Federico Maistrello, Assalto al Monte Grappa, 2011
6
La Tribuna di Treviso del 31 agosto 2013
7 Memorie
di Don Raviolo
8
M.Giovana, Partigiani e popolazione: valori ideali nella lotta di
liberazione in valle Maira. Cuneo 1996, p.13
9 Giuseppe Griseri
in Caratteri della Resistenza Cuneese, pag.195
10 Giuseppe
Griseri, Il Monregalese durante l’occupazione tedesca e alleata,
p.91
da Renzo Amedeo, Fatti de la Resistenza
Monregalese . III. Sacerdoti nostri alle prese con i nazifascisti,
p.37
11 Archivio
Vescovile Mondovi, Carte Briacca, Guerra 1940-45, Parte II in
Giuseppe Griseri, Il Monregalese durante l’occupazione tedesca e
alleata, p.185,186,187
12
Come mi ha confermato C.Gentile (vedi nota 2): la firma di Dierich, apposta anche su altri documenti
d’archivio, se letta senza conoscere il corsivo tedesco, ricorda
la parola Siaine.
13
Don Michele Lerda, Un prete nella resistenza
piemontese, Tipolit. Nuova Stampa, Revello, 1977, pag. 127
14 Marisa Diena, Guerriglia e Autogoverno, Guanda
editore, Parma 1970, pag.113
15 Giuseppe Barbero, Ventimesi, Isca, 2007, pag.181
15 Giuseppe Barbero, Ventimesi, Isca, 2007, pag.181
16 Giorgio Beltrutti, Rossana nella storia del
Piemonte sud-occidentale, L’Artistica Savigliano, 1975
17 Giuseppe Germanetti, Trinità 1944-1945, Diario
di Michele Vaira, Arti Grafiche Dial, Mondovì, 2005, pag.34-35
18 Secondo Garnero, La Valle Maira a Ferro e Fuoco, Edizioni Ousitanio
Vivo, 1994, pag.37
19 Marisa Diena, Guerriglia e Autogoverno, Guanda
editore, Parma 1970, pag. 138-139
20 ivi pag. 154
21 Icilio Ronchi Della Rocca, Ricordi di un partigiano, La Resistenza
nel braidese, Franco Angeli Editore, 2009, da pag. 95 a 102
22 Sonia Residori, Il massacro del Grappa: vittime e carnefici del
rastrellamento, 21-27 settembre 1944, Cierre, 2007, pag.109
23 Carlo Gentile, Le stragi nazifasciste in Toscana 1943-45, 2005,
pag.18
24 Der Spiegel 47/1967
25 Come mi è stato confermato dall'Ufficio Anagrafe del comune di Langenlonsheim in data 11-01-2017.
Se riportate il nome completo, il luogo e la data di morte del Ten. Col. Dierich, abbiate la bontà di citare l'autore di questo blog oppure solamente il blog. Grazie
25 Come mi è stato confermato dall'Ufficio Anagrafe del comune di Langenlonsheim in data 11-01-2017.
Se riportate il nome completo, il luogo e la data di morte del Ten. Col. Dierich, abbiate la bontà di citare l'autore di questo blog oppure solamente il blog. Grazie
gran bel lavoro, complimenti
RispondiEliminaGigliola Voena
Grazie.
EliminaCiao
Grazie! Un lavoro meticoloso, accurato e prezioso. Enzo Secondo.
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